Farmaci per ridurre l’appetito: quando servono davvero e i rischi da non sottovalutare

Farmaci per ridurre l’appetito: quando servono davvero e i rischi da non sottovalutare
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Creazione: 11 ago 2025 · Aggiornamento: 11 ago 2025

In rete e sui social sono ovunque: celebrità, influencer e personaggi pubblici parlano apertamente dei “nuovi farmaci che fanno dimagrire” come se fossero una soluzione rapida e sicura. In realtà, si tratta di molecole nate per scopi ben precisi come il trattamento del diabete di tipo 2 o dell’obesità severa e, non per un semplice “ritocco” estetico.

In Italia, molecole come liraglutide (nome commerciale Saxenda® per il dimagrimento, Victoza® per il diabete) e semaglutide (nome commerciale Ozempic® e Wegovy®) sono sempre più richieste non solo da pazienti obesi o diabetici, ma anche da persone che vogliono semplicemente “perdere qualche chilo” velocemente. L’uso smodato e non controllato sta diventando un fenomeno preoccupante, soprattutto tra persone che non presentano alcuna reale indicazione clinica.

Cosa sono e come agiscono

I farmaci oggi al centro dell’attenzione appartengono principalmente alla classe degli agonisti del recettore GLP-1 (Glucagon-Like Peptide-1), come semaglutide, liraglutide e molecole simili.

Questi principi attivi:

  • Rallentano lo svuotamento gastrico, prolungando il senso di sazietà.
  • Agiscono sui centri dell’appetito a livello cerebrale, riducendo il desiderio di cibo.
  • Migliorano il controllo glicemico, stimolando la secrezione di insulina in risposta ai pasti.

L’effetto combinato porta spesso a una riduzione spontanea dell’introito calorico, con conseguente calo di peso.

Quando ha senso usarli

L’uso di questi farmaci può essere giustificato in casi ben precisi, definiti da linee guida internazionali e approvazioni regolatorie:

Diabete mellito di tipo 2

  • In pazienti che necessitano di migliorare il controllo glicemico, anche con beneficio sul peso corporeo.

Obesità grave o sovrappeso importante con co-morbilità

  • BMI ≥ 30 kg/m², oppure ≥ 27 kg/m² con patologie correlate al peso (ipertensione, apnea notturna, dislipidemia).

Pazienti selezionati che non hanno risposto ad altre strategie

  • Dieta, esercizio fisico e interventi comportamentali non hanno portato risultati soddisfacenti.

In tutti questi scenari, il farmaco deve essere prescritto e monitorato da un medico, nell’ambito di un programma globale di gestione del peso.

Perché il loro uso “a scopo estetico” è rischioso

Molte persone, attratte dall’idea di un dimagrimento rapido e “senza sforzo”, assumono questi farmaci pur avendo un peso nella norma o solo lievemente superiore.

Questa scelta è pericolosa per vari motivi:

  • Squilibrio nutrizionale: il drastico calo dell’appetito può portare a carenze proteiche, vitaminiche e minerali.
  • Perdita di massa muscolare: il dimagrimento veloce colpisce anche il tessuto magro, compromettendo forza e metabolismo basale.
  • Effetti collaterali gastrointestinali: nausea, vomito, diarrea, stitichezza.
  • Rischi sistemici: pancreatite acuta, alterazioni della funzionalità renale, rallentamento eccessivo dello svuotamento gastrico (gastroparesi).
  • Effetti psicologici: rapporto distorto con il cibo, dipendenza psicologica dal farmaco.

Effetti collaterali noti

L’elenco degli effetti avversi è più lungo di quanto molti immaginino. Alcuni sono transitori e gestibili, altri potenzialmente gravi:

Disturbi gastrointestinali (molto comuni)

  • Nausea persistente
  • Vomito
  • Dolore addominale
  • Diarrea o stipsi

Alterazioni metaboliche

  • Ipoglicemia, soprattutto se associati ad altri antidiabetici
  • Disidratazione per perdita di liquidi

Complicanze pancreatiche

  • Pancreatite acuta (rara ma grave, richiede sospensione immediata)

Disturbi alla cistifellea

  • Aumento del rischio di calcoli biliari

Possibili effetti tiroidei

  • Nei modelli animali, aumento di tumori delle cellule C della tiroide (non confermato nell’uomo, ma sotto monitoraggio)

Gastroparesi severa

  • Sensazione di stomaco sempre pieno, reflusso e difficoltà digestive croniche

Il mito del dimagrimento “permanente”

Uno degli aspetti meno discussi è che la perdita di peso non è definitiva se non si cambia lo stile di vita.

Alla sospensione del farmaco, il senso di fame torna e in molti casi si riprendono i chili persi.

Questo porta alcune persone a continuare la terapia per periodi molto lunghi, con rischi cumulativi non ancora del tutto noti.

Il ruolo del medico

L’uso corretto di questi farmaci richiede:

  • Valutazione iniziale completa: peso, BMI, esami ematici, storia clinica.
  • Scelta della molecola e del dosaggio in base alle esigenze individuali.
  • Monitoraggio periodico per identificare e gestire eventuali effetti collaterali.
  • Integrazione con dieta, attività fisica e supporto psicologico.

L’autoprescrizione o l’acquisto online rappresentano un serio pericolo per la salute.

Aspetti etici e sociali

La diffusione incontrollata di questi farmaci solleva interrogativi etici:

  • Rischio di carenze per chi ne ha reale bisogno: nei periodi di forte domanda i pazienti diabetici possono trovarsi senza terapia.
  • Pressione estetica: normalizzare l’uso di farmaci per scopi estetici alimenta modelli irrealistici di bellezza.
  • Perdita di fiducia: l’abuso mina la credibilità dei trattamenti medici realmente necessari.

Conclusioni

I farmaci che riducono l’appetito non sono una bacchetta magica per dimagrire: sono strumenti terapeutici potenti, con indicazioni precise e potenziali rischi significativi.

Il loro uso ha senso solo quando sussistono reali motivi medici e sempre sotto stretta sorveglianza di uno specialista.

In assenza di un’adeguata indicazione, il prezzo da pagare in termini di salute può essere molto più alto dei chili persi.

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