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Protesi seno: meglio rotonde o anatomiche? Ne parla il Dott. Sergio Delfino

Protesi seno: meglio rotonde o anatomiche? Ne parla il Dott. Sergio Delfino
Chirurgo Plastico e socio AICPE. È Dottore di Ricerca in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva, Dermatologia e Anatomia con formazione e tirocini in Italia, Spagna e Francia.
Creazione: 12 feb 2013 · Aggiornamento: 16 lug 2019

Qual è la differenza tra le protesi rotonde e le c.d. protesi anatomiche o a goccia? Quando il risultato è più naturale? A volte si vedono in giro dei seni a “palla" che danno un effetto molto artificiale. Con quale tipo di protesi si può evitare questo aspetto? A queste e ad altre domande ha risposto il Dott. Sergio Delfino, specialista in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica che esercita a Roma, Napoli e Ischia.

Qual è la differenza sostanziale tra le protesi rotonde e le c.d. protesi anatomiche o a goccia?

La differenza principale risiede nella loro forma: le protesi rotonde sono simili ad una semisfera e quindi hanno il loro punto di massima proiezione al centro. Le protesi anatomiche invece hanno la forma simile ad una goccia d'acqua appoggiata ad una superficie verticale e il loro punto di massima proiezione si trova nella parte bassa, ad una certa distanza dal centro.

Perché ad una paziente si applica una protesi piuttosto che un'altra?

Inizialmente esistevano solo protesi rotonde. Poi con il passare del tempo ci si è resi conto che in alcuni tipi di seno questo tipo di protesi non era adatto per ottenere un buon risultato. Ecco allora che sono comparse le protesi anatomiche. Questo tipo di protesi nasce per aiutare il chirurgo a correggere un'eccessiva vicinanza della punta della mammella (il capezzolo) al bordo inferiore del seno.

Ad esempio quando è presente una ptosi mammaria, e quindi il seno è un po' “sceso", la punta della mammella si avvicina troppo al solco. Il chirurgo con la protesi anatomica, e se necessario asportando anche un po' di pelle, riporta il seno nella sua posizione naturale.

Oppure quando la mammelle è ipo-sviluppata. Spesso infatti, se il seno è cresciuto poco, il solco mammario è più in alto di quanto dovrebbe, rispetto alla larghezza della mammella, ed è quindi troppo vicino al capezzolo. In questi casi l'utilizzo della protesi anatomica, e se necessario l'abbassamento chirurgico del solco mammario, riequilibra la mammella rendendola più rotonda.

Un'altra possibile situazione, in cui la protesi anatomica è utile, è quando il seno ha perso completamente la propria forma, pensiamo all'allattamento o ad un forte dimagramento. In questi casi la protesi a goccia aiuta a restituire una normale morfologia alla mammella.

Quindi il motivo della scelta della protesi è dettata dal caso specifico. Conviene utilizzare la protesi anatomica quando ci si trova di fronte a casi come quelli appena descritti. Altrimenti è meglio usare una protesi rotonda, che ha l'indiscusso vantaggio di non deformare la mammella in caso di rotazione dell'impianto.

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Quando il risultato è più naturale?

Spesso le pazienti credono che la forma della mammella dipenda esclusivamente dalla forma della protesi sottostante e pensano- erroneamente- che con la protesi a goccia si ottenga un risultato più naturale. In realtà come abbiamo visto non è proprio così.

Il risultato naturale si ottiene quando si sceglie la protesi giusta per quel particolare tipo di seno. Non è vero che con la protesi rotonda la mammella apparirà più “rotonda" e viceversa con la protesi a goccia apparirà più “naturale".

La naturalezza dipende da tanti altri fattori, ad esempio:

  • Dalla qualità e dallo spessore del tessuto che ricoprirà la protesi: Una paziente che ha la pelle più spessa, senza smagliature e con uno strato di grasso ben rappresentato, avrà un risultato più naturale perché i bordi della protesi saranno ben coperti e meno visibili.
  • Dalla posizione della protesi: è importante cercare di posizionare l'impianto il più profondamente possibile, perché sarà più coperto. In questo senso la tasca sotto-muscolare garantisce, specie nelle pazienti giovani e magre, un miglior risultato.
  • Dalla grandezza della protesi: più si sceglie una protesi grande, rispetto al proprio seno, più si aumenta il rischio che il bordo dell'impianto sia “visibile" e quindi il risultato artificiale. Quindi cercate sempre di non esagerare, altrimenti quello che otterrete sarà un seno da baraccone. Fatevi sempre consigliare dal chirurgo e rispettate le proporzioni del vostro corpo.
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La paziente può scegliere la forma della protesi?

La forma della protesi è una scelta che deve tenere conto delle caratteristiche del seno della paziente per ottenere il miglior risultato possibile. Quindi è una scelta che spesso è obbligata. Inoltre, come ricordavo prima, esiste un rischio intrinseco che le protesi anatomiche portano con sé rispetto a quelle rotonde: in caso di rotazione possono comparire delle deformità sul seno. Per questo motivo è importante utilizzarle quando è effettivamente necessario e non solo perché la paziente le richiede, nell'erronea convinzione che diano un risultato più “naturale".

A volte si vedono in giro dei seni a “palla" che danno un effetto molto artificiale. Con quale tipo di protesi si può evitare questo aspetto?

È importante sgombrare il campo da false convinzioni: la forma della protesi non è quella che garantisce un aspetto “naturale" del seno. Quando parlo con le mie pazienti, con le quali spesso la prima visita dura anche un'ora, ascolto molto attentamente le loro richieste e nella quasi totalità dei casi mi sento dire: “dottore mi raccomando non mi faccia il seno come quella tal velina o quell'attrice che ha il seno come due palle da tennis, io voglio un risultato naturale, voglio le protesi anatomiche, a goccia". Ecco che allora cerco di spiegare che quell'effetto a “palla" che loro vedono non dipende dal fatto che la protesi che hanno impiantato è rotonda. In realtà i motivi di questo sgradevole effetto sono da ricercarsi altrove.

Spesso la causa principale è l'indurimento delle protesi, che le trasforma in due sfere rigide (e questo, anche se raramente, può succedere indifferentemente sia alle protesi rotonde che a quelle anatomiche). E' un fenomeno noto come “contrattura capsulare" e si tratta di una complicanza che in alcuni casi può vanificare l'efficacia dell'intervento.

Altre possibili cause sono il posizionamento superficiale delle protesi (tasca sotto-ghiandolare invece che sotto-muscolare), la copertura cutanea scadente per eccessiva magrezza o per la presenza di cute sottile e smagliata e la scelta di protesi troppo grandi.

Esiste una differenza qualitativa dei materiali? Si nota differenza al tatto?

No i materiali, da un punto di vista qualitativo, sono praticamente identici. Se la protesi anatomica ha un costo leggermente più elevato è solo perché il gel contenuto al suo interno è più denso e quindi il procedimento per ottenerlo è, anche se di poco, più costoso. Il gel delle protesi anatomiche è più “duro" quindi è possibile apprezzare una maggiore consistenza del seno. Tuttavia la differenza è abbastanza impercettibile e salvo casi eccezionali le pazienti non possono notare la differenza.

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