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Cosa fare se non si è soddisfatti di un intervento?

Cosa fare se non si è soddisfatti di un intervento?
Specialista in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica, socio SICPRE e GIST. Durante la sua carriera ha realizzato più di 3000 interventi e oltre 6000 trattamenti estetici.
Creazione: 8 lug 2015 · Aggiornamento: 19 ott 2022
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Quando un intervento non da i risultati sperati, cosa può succedere a livello psicologico? Come rimediare se non si accetta il nuovo aspetto? Ecco le risposte del Dott. Cristiano Biagi, chirurgo plastico ed estetico, e della Dott.ssa Silvana Ceccucci, psicologa e psicoterapeuta, per continuare il nostro studio su Psicologia ed Estetica.

Che ripercussioni psicologiche possono scatenarsi a causa di un post operatorio non soddisfacente?

Dott.ssa Ceccucci: Se la persona non è stata adeguatamente preparata all'intervento, e soprattutto se aveva riposto nell'intervento stesso tante ed esagerate aspettative, gli esiti di un post-operatorio ritenuto non soddisfacente possono essere pesanti e deleteri per la paziente in modo diretto, e per coloro che hanno partecipato della decisione.

Generalmente quando ci sono aspettative estremamente elevate è il sintomo di una mancata attribuzione di responsabilità, che viene spostata fuori di sé dando le colpe del mancato successo ad eventi indipendenti dalla propria volontà e ostili e non a scelte personali.

Caso contrario, potrebbe rivolgere interamente su di sé una presunta colpa per errate decisioni, quando non addirittura giungere (solo ora) all'idealizzazione di com'era prima. In si sentirà comunque vittima di qualcuno, di sé stessa, del destino che ha cospirato contro di lei. Uno scenario catastrofico che potrebbe addirittura sfociare in forme di depressione reattiva o slatentizzare altre problematiche psichiche importanti.

Proprio per questi aspetti complessi che riguardano le dinamiche corpo-mente, ritengo e ribadisco che molto deve essere fatto prima dell'intervento e questo soprattutto qualora si tratti di un intervento al viso che, più di ogni altra parte del corpo, simboleggia e racchiude l'identità della persona, il suo "essere nel mondo" (in senso Husserliano) e come tale condiziona tutti i livelli della socialità e dei rapporti interpersonali.

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Dr. Biagi: L’impatto a livello della psiche può giungere ad essere deflagrante: trasformarsi in stati d’ansia o depressivi, agorafobia o dismorfia per cui ci si vede diversi da come si è. Ho numerosi anni di lavoro alle spalle che mi fanno dire che queste sofferenze si manifestano comunque in chi ha già patologie depressive, seppur lievi, o sintomi dell’ansia. Questo non significa che questi disturbi siano ostativi per l’intervento, anche perché sono realmente frequenti, ma vanno individuati e monitorati con attenzione al termine dell’intervento.

Quali soluzioni?

Dott.ssa Ceccucci: Il suggerimento più sensato è che la persona svolga un percorso complementare con uno psicoterapeuta che possa accompagnarlo in tutto il cambiamento, operando attivamente con il soggetto per una nuova comprensione di sé e della propria immagine, riuscendo a ridimensionare la negatività della percezione. Tale lavoro è rivolto naturalmente al paziente dell’intervento estetico e deve essere sostenuto dalla rete di prossimità, che offrirà il proprio sostegno fino al recupero completo del proprio equilibrio.

Dr. Biagi: Nel caso in cui ci si trovi di fronte a un errore del chirurgo o ad una complicanza certamente un successivo intervento volto a ritoccare sarà utile per risolvere il problema; tuttavia quasi sempre non si tratta di situazioni risolvibili con una nuova chirurgia estetica, ma che necessitano di altri approcci, in primis di natura psicologica. Il chirurgo plastico dovrebbe essere anche "un po' psicologo", ma fino ad un certo punto!

Spesso in questi casi "difficili" mi appoggio a professionalità specifiche, lo psicologo in primis e talora lo psichiatra.

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Quale il compito che ci si attende dal chirurgo estetico se ha un paziente ansioso e timoroso?

Dott.ssa Ceccucci: L’etica professionale ci viene in aiuto perché richiede trasparenza nella relazione col paziente e capacità di spiegare in modo comprensibile la propria valutazione; questo mette il paziente in grado di comprendere il parere professionale del medico.

Se si manifestano avvisaglie di problemi di natura personale, disturbi legati all’ansia o alla mancanza di sicurezza di sé, l’atteggiamento più cauto è quello di suggerire uno specialista di competenza che possa collaborare in questo disegno più ampio di cambiamento di sé.

Dr Biagi: L’intervento che viene chiesto sarà davvero d’aiuto per la persona? È irrealistico? Comprendere la richiesta che il paziente fa e valutare la consapevolezza di sé del paziente stesso ci aiuta a mettere in luce se la chirurgia sia la strada per il cambiamento cercato o meno.

La mia idea è:

La chirurgia estetica può contribuire, unitamente ad altri approcci più di tipo "personale", a sentirsi meglio con se stessi- anche nei casi più difficili- se ben eseguita.

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