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Innovazione in mastoplastica additiva: le protesi anatomiche True Fixation®

Innovazione in mastoplastica additiva: le protesi anatomiche True Fixation®
Specialista in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica, socio SICPRE e GIST. Durante la sua carriera ha realizzato più di 3000 interventi e oltre 6000 trattamenti estetici.
Creazione: 10 mag 2021 · Aggiornamento: 1 set 2022
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Come è noto, esistono 3 modelli di protesi anatomiche differenti per la forma: le rotonde, le ergonomiche e le anatomiche. Il risultato estetico che si ottiene con ognuna delle tre protesi è assai diverso: semplificando, possiamo dire che le protesi rotonde riempiono di più la parte alta delle mammelle, e sono in genere preferite dalle pazienti che desiderano un risultato “visibile” con valorizzazione del décolleté. Le anatomiche sono associate sempre a risultati più naturali, meno visibili agli altri, perché mentre consentono un ottimo riempimento e proiezione della parte bassa delle mammelle, lasciano la parte alta del seno meno piena, con un effetto complessivo che ricorda di più la mammella “classica”, cioè “a goccia”. Infine le ergonomiche, che si differenziano dalle due precedenti perché sono costituite da un gel più morbido che “segue i movimenti del corpo”, scendendo cioè in basso quando la paziente si trova in posizione eretta, producono un risultato estetico intermedio.

Negli ultimi 4\5 anni, l’utilizzo delle anatomiche tradizionali si è molto ridotto, soprattutto per 2 motivi: il primo e più importante è legato al fatto che le anatomiche di qualche anno fa erano tutte macrotesturizzate, cioè il loro rivestimento più esterno (diciamo il loro “guscio”) è molto rugoso. Le protesi macrotesturizzate erano state concepite così soprattutto perché si riteneva che una superficie più rugosa permettesse da un lato alla protesi di aderire meglio ai tessuti e, quindi di non spostarsi o ruotare, dall’altro si pensava che fosse a minor rischio di rigetto/contrattura capsulare. Purtroppo sono emersi dei casi di una malattia che si chiama ALCL cioè linfoma anaplastico a grandi cellule, correlati proprio alla presenza di protesi mammarie macrotesturizzate, che infatti per questa ragione sono state ritirate dal commercio in molti paesi, inclusa l’Italia nel 2019. Fortunatamente si tratta di pochi casi, ad oggi infatti si parla di circa 1100 casi nel mondo, con un basso tasso di mortalità, e con una stima di 12000 nuovi casi in Europa e di 6000 nuovi casi negli USA nei prossimi anni. La raccomandazione che viene fornita alle pazienti, e sono milioni, che hanno queste protesi è semplicemente quella di sottoporsi ai periodici controlli, in particolare ecografia mammaria ed eventuale prelievo di liquido attorno alla protesi con esame citologico. Quindi, ribadiamo, nessun allarmismo.

Il secondo motivo è che le anatomiche, nonostante la loro superficie rugosa, ruotano in almeno il 25% delle pazienti (dato preciso emerso da studi radiologici); in buona parte di questo 25% la rotazione, che avviene su un piano frontale, è lieve e non è avvertita con precisione da parte delle pazienti, ma in molti casi, soprattutto quando la protesi ruota più di 30-40 gradi, allora la paziente se ne accorge chiaramente, perché la mammella cambia forma. La parte bassa della protesi gira verso l’alto e quindi lascia una sorta di vuoto nel polo mammario inferiore e causa un maggiore e innaturale riempimento o all’esterno o all’interno.

Oggi sono disponibili delle nuove protesi anatomiche, caratterizzate principalmente da due aspetti estremamente innovativi: una superficie quasi liscia e un innovativo sistema di fissazione, definito true fixation.

La superficie è nanotexturizzata, cioè presenta delle piccolissime irregolarità visibili solo al microscopio, mentre all’apparenza appaiono lisce; questa caratteristica rende le protesi più sicure. Infatti non sono associate al rischio di ALCL (linfoma anaplastico), ed inoltre presentano un rischio di contrattura capsulare e di rigetto assai inferiore rispetto alle precedenti protesi anatomiche rugose, le mammelle appaiono morbidissime al tatto. La nanotesturizzazione del resto caratterizza anche le protesi ergonomiche e rappresenta oggi la nuova strada maestra in mastoplastica additiva.

Ma la caratteristica forse più innovativa delle nuove anatomiche consiste nel fatto che sulla loro superficie posteriore, quella che per intendersi poggia sul torace, presentano due “tabs”, cioè due piccoli anelli in silicone che servono per fissare la protesi. In parole povere, la tecnica consiste nel far passare attraverso queste piccole “asole”, attaccate alla protesi, delle suture e, successivamente, fissare le suture ai tessuti della parete toracica. Da qui il concetto di “true fixation” cioè sistema di vera fissazione delle protesi. Come conseguenza, le protesi non potranno ruotare ma manterranno la loro posizione.

Un ultima caratteristica peculiare di questi impianti è la presenza sulla loro superficie di "linee" radioopache che consentono di verificare con una normale mammografia il loro corretto posizionamento.

Questi aspetti quindi rendono le nuove protesi anatomiche ideali in tutte le pazienti che desiderano un risultato molto naturale, sono esenti dal rischio ALCL, hanno un bassissimo tasso di contrattura capsulare e una consistenza estremamente morbida. Trovano indicazione anche in molti casi di mastoplastica ricostruttiva dopo interventi di mastectomia, come anche nelle mammelle tuberose che, notoriamente, sono molto poco sviluppate nella parte bassa. 

Dott. Cristiano Biagi 

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