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Tutto sulla mioplastica, l'intervento per l'aumento dei polpacci

Tutto sulla mioplastica, l'intervento per l'aumento dei polpacci
Prima e dopo l'intervento di mioplastica. Foto: Dott. Sergio Delfino
Dopo gli studi in Giornalismo Digitale mi sono specializzata nella redazione di articoli su salute e medicina, dal 2014 scrivo su moda, bellezza e chirurgia plastica.
Creazione: 20 nov 2013 · Aggiornamento: 16 lug 2019
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Il Dott. Sergio Delfino, chirurgo plastico a Roma e a Napoli, ci spiega in che cosa consiste la mioplastica, l'intervento che, attraverso l'uso di protesi, serve a migliorare l'aspetto dei polpacci. Scopri quali sono i benefici e le controindicazioni di questo intervento.

Il fatto di non avere i polpacci particolarmente sviluppati è solo un problema estetico?

Certo. La bellezza delle gambe, in equilibrio armonico con le dimensioni delle ginocchia e delle caviglie, è frutto soprattutto della prominenza di un muscolo posteriore della gamba che si chiama “tricipite della sura", più noto come “polpaccio". In alcuni soggetti questa struttura muscolare è poco o nulla rappresentata, in genere per motivi costituzionali, più raramente a causa di malattie neuro-muscolari o per esiti traumatici. In ogni caso, anche se la richiesta del paziente è principalmente estetica, l'intervento di aumento con una protesi comporta anche benefici di tipo psicologico e sociale.

Qual è il profilo del paziente medio che decide di sottoporsi all'intervento?

In genere si tratta di uomini e donne di età compresa tra i 20 e i 45 anni, nei quali la presenza di un polpaccio piccolo rappresenta un complesso difficile da far comprendere a chi gli sta intorno, ma che spesso si portano dentro per anni condizionando la loro vita. Molte volte, a questo tipo di intervento, ricorrono anche donne che hanno un polpaccio normale ma che, a causa di un leggero varismo delle ginocchia, si ritrovano ad avere un aspetto delle gambe a cavallerizzo (popolarmente dette gambe storte o “a tarallo"). In questo caso le protesi, aumentando la prominenza muscolare che si apprezza nella visione frontale, correggono un difetto scheletrico altrimenti impossibile da risolvere.

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Correzione delle gambe da "cavallerizzo". Foto: Dott. Sergio Delfino

In che cosa consiste l'intervento?

L'intervento consiste nell'aumentare il volume e quindi il profilo del muscolo tricipite mediante l'inserimento di un'adeguata protesi in silicone. Per fare questo si crea chirurgicamente una tasca al di sotto della fascia del muscolo tricipite attraverso una piccola incisione nella pelle dietro al ginocchio.

Come sono le protesi? Esistono diversi tipi di protesi? In che cosa si differenziano?

Le protesi, analogamente a quelle che si utilizzano per il seno, sono di silicone e sono formate da un involucro esterno, più rigido, riempito all'interno con un gel denso e morbido. Esistono due tipi principali di protesi: simmetriche e asimmetriche. Quelle simmetriche, che somigliano a dei fusi allungati, si utilizzano per quei rari casi in cui occorre aumentare anche il profilo laterale del muscolo tricipite. Ricordiamo infatti che questo muscolo è formato da tre “capi", da cui il nome: uno più profondo, il muscolo surale, e due più superficiali, i muscoli gastrocnemi o gemelli. Le protesi asimmetriche hanno la forma di una clava preistorica e sono usate per gli aumenti del capo mediale del tricipite, che è la parte di muscolo che maggiormente i pazienti richiedono di ritoccare. Ovviamente poi, per ciascuna forma, esistono diversi volumi e misure così da soddisfare le esigenze di ogni singolo caso e tenere anche conto delle differenti lunghezze e dimensioni delle gambe che ci sono tra i due sessi.

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Come sono le cicatrici derivanti dall'intervento?

In genere le cicatrici dell'intervento sono molto poco visibili, perché cadono in un punto del corpo che è in ombra. Inoltre in chirurgia plastica gli operatori sono esperti nel confezionare degli accostamenti di ferita molto precisi e i pochi centimetri richiesti per questo tipo di intervento rendono le stimmate dell'operazione davvero difficili da riconoscere.

Com'è il postoperatorio? Quanto tempo è necessario stare a riposo?

In genere i pazienti sopportano abbastanza bene i disagi legati all'operazione. I sintomi più frequenti sono sensazione di tensione alle gambe, bruciore, e una discreta difficoltà a camminare che dura qualche giorno. In linea di massima le donne riescono, come sempre, a battere gli uomini dal punto di vista del recupero post-operatorio. Consiglio in ogni caso di prevedere, per prudenza, un periodo di riposo di almeno una settimana.

Quali possono essere le controindicazioni?

Trattandosi di un intervento a scopo estetico possono eseguirlo solo i pazienti in ottime condizioni di salute generale. Quindi bisogna escludere tutti coloro che soffrono di malattie croniche gravi che possano aumentare significativamente il rischio operatorio. Statisticamente comunque queste situazioni sono molto rare. Ovviamente è vietato eseguire questo intervento durante la gravidanza, nei minori, e nei soggetti che presentino disturbi psichici gravi.

Questo tipo di intervento può comportare conseguenze permanenti sia sul corpo che nelle normali abitudini di vita?

Conseguenze particolari direi di no. Negli anni ho osservato, in taluni casi, un leggero gonfiore delle caviglie alla sera, peraltro transitorio, soprattutto nei pazienti di sesso femminile che non usano calze elastiche. In qualche altro raro caso ho notato la comparsa di nevralgie, con senso di bruciore o formicolio, che si sono risolte a distanza di alcuni mesi dall'operazione, probabilmente provocate dalla tensione sui tronchi nervosi sensitivi.

L'intervento si svolge in anestesia locale o totale?

Grazie alle moderne tecniche anestesiologiche, oggi è possibile eseguire questo tipo di intervento in anestesia locale con sedazione. Questo consente, oltre ad una maggiore sicurezza, un rapido recupero post-operatorio e la dimissione dei pazienti in giornata.

Dopo anni è necessario sostituire le protesi?

Le protesi sono corpi estranei e come tali possono andare incontro a deterioramento. Tuttavia le protesi di polpaccio sono meno sollecitate delle protesi mammarie e, siccome devono simulare un muscolo, possono essere fabbricate con un involucro più spesso e resistente. Questo comporta un tasso di usura spontanea molto più basso negli anni e quindi in genere accade di rado che sia necessario sostituirle. In linea di principio possono essere tenute dai pazienti a tempo indeterminato.

Esiste il rischio di rippling o di incapsulamento come nelle protesi al seno?

La formazione di rugosità superficiali (rippling) è rara, ma quando si verifica è comunque molto meno visibile rispetto al seno, perchè lo spessore e la compattezza della pelle e della fascia che ricoprono la protesi di polpaccio è più significativa e quindi è raro che possano apprezzarsi. Può accadere invece che negli anni diventino un po' più visibili i bordi laterali delle protesi. È un'evenienza infrequente ma quando si verifica è comunque di entità modesta.

Questo intervento va bene anche per chi fa sport?

Si certo. Come ho specificato all'inizio questo intervento ha solo finalità estetiche e non migliora le prestazioni muscolari. In ogni caso, ad una congrua distanza di giorni, permette di riprendere qualunque tipo di attività sportiva anche agonistica. In caso di attività sportive intense, è possibile che durante i primi mesi possa esserci una maggiore sensibillità della zona operata, con lieve gonfiore e comparsa di fastidi. In questi casi è consigliabile una ripresa graduale e l'uso di fasciature elastiche diurne.

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Dott. Sergio Delfino, medico chirurgo specialista in Chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica. Esercita la professione a Roma, Napoli e Ischia.

Altre interviste: Protesi seno: meglio rotonde o anatomiche? Ne parla il Dott. Sergio Delfino

Dott. Angelo Scioli
Senza opinioni
Pescara, Pescara
Canova Institute
San Benedetto del Tronto, Ascoli Piceno
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