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La scelta delle protesi mammarie: informazioni e consigli utili per le pazienti

La scelta delle protesi mammarie: informazioni e consigli utili per le pazienti
Specialista in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica, socio SICPRE e GIST. Durante la sua carriera ha realizzato più di 3000 interventi e oltre 6000 trattamenti estetici.
Creazione: 4 nov 2020 · Aggiornamento: 4 nov 2020
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La mastoplastica additiva, cioè il semplice aumento del volume delle mammelle, così come la mastopessi additiva, cioè l’aumento associato al sollevamento delle mammelle, sono ormai i due interventi di chirurgia estetica più richiesti e più eseguiti: ciò è dovuto non solo alla grande importanza che le donne, soprattutto italiane, attribuiscono alla bellezza del seno, ma anche al fatto che le tecniche chirurgiche ed anestesiologiche moderne consentono di eseguirli in tempi rapidi e con un recupero molto veloce.

Una grandissima importanza ai fini del risultato è da attribuire alla scelta corretta e consapevole delle protesi mammarie, essendo questo un argomento molto dibattuto che ritengo utile approfondire con parole semplici e facilmente comprensibili anche e soprattutto per le non addette ai lavori.

Le nostre pazienti chiedono protesi morbide, che non modifichino la loro forma nel tempo, e che durino “in eterno”. Questi tre aspetti vanno analizzati nel dettaglio: partiamo dalla “morbidezza”.

Coesività e morbidezza

Le protesi mammarie, almeno la maggioranza, sono costituite da gel di silicone, che può avere diversa coesività, che per intendersi corrisponde al parametro “densità”: un gel più denso avrà la tendenza ad essere avvertito dalla paziente come più duro, più rigido, anche se molta importanza nel determinare la “durezza” di un seno con protesi va attribuita anche ad altri fattori, in primis lo spessore della capsula periprotesica (la reazione del corpo all’impianto) e la sede dove la protesi viene collocata (retroghiandola, retromuscolo o dual plane). Viceversa, una protesi meno coesiva sarà avvertita come più morbida e direi anche più naturale nel suo effetto estetico, ma d’altro lato potrebbe essere causa, nelle pazienti molto magre, di piccole pieghe della pelle soprattutto sulla porzione esterna ed inferiore delle mammelle (rippling). Per evitare il fenomeno del rippling è opportuno coprire il più possibile la protesi con il muscolo, ed eventualmente nei casi estremi eseguire un lipofilling. Un grandissimo vantaggio delle protesi più morbide, le così dette ergonomiche, consiste nel fatto che il gel di silicone si sposta per gravità verso il basso quando la paziente è in piedi ed invece sale quando è distesa: questo effetto rende la suddetta tipologia di impianti molto attraenti per le pazienti che desiderino un seno che “si adatti” e segua i movimenti del corpo.

scegliere protesi seno

La forma delle protesi mammarie

La forma delle protesi e quindi delle mammelle non dovrebbe cambiare troppo negli anni, in particolare le protesi non dovrebbero né ruotare né scendere in basso: la rotazione degli impianti, almeno quella su un piano frontale, può accadere relativamente spesso, anche quando il chirurgo ha “scolpito” una tasca perfetta, per effetto per esempio della spinta impressa all’impianto dal muscolo pettorale nelle donne sportive: in caso di protesi rotonde o ergonomiche questa rotazione, se avviene, non modifica la forma delle mammelle; invece, se le protesi sono anatomiche, la forma del seno purtroppo cambia.

D’altra parte, la discesa in basso delle protesi, da sole o assieme alle mammelle, avviene fisiologicamente sempre col passare del tempo, ma deve essere limitata per non compromettere il risultato: a questo scopo sono massimamente importanti due aspetti, il primo riguarda la superficie delle protesi (le protesi lisce tendono a scendere di più, mentre le protesi a superficie “rugosa” tendono a scendere meno), il secondo la tecnica chirurgica, in particolare la procedura di fissazione dei nuovi solchi intramammari. La tendenza attuale da parte di molte aziende leader è quella di produrre protesi micro o nanotesturizzate, cioè apparentemente lisce ma in realtà con fine rugosità microscopica, così da offrire una notevole morbidezza minimizzando il rischio di cedimento delle protesi in basso.

La durata delle protesi mammarie

Infine il problema della durata, forse l’argomento più discusso e a cui è molto difficile dare una risposta definitiva: questo semplicemente perché non possiamo prevedere quanto le mammelle cambieranno nel tempo, essendo molteplici i fattori in causa, come gravidanze, allattamento, variazioni di peso, etc. La risposta più onesta a tale domanda è: niente è eterno, nemmeno le protesi mammarie, tuttavia la tecnologia consente di adoperare impianti mammari molto resistenti che difficilmente si rompono o si deteriorano; ciò che purtroppo invecchia è il seno, e per questo motivo, senza parlare di “data di scadenza” per le protesi come spesso si sente dire, è opportuno sottolineare che una paziente che si sottopone alla mastoplastica additiva da giovane ha certamente più probabilità di eseguire un secondo intervento in età più avanzata.

Dott. Biagi Cristiano

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