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Filler e Cheloidi

Filler e Cheloidi
Medico e chirurgo con formazione in Chirurgia Estetica ed in continuo aggiornamento sulle novità relative a tecniche e prodotti. Si occupa anche di Chirurgia al Plasma e Radiofrequenza Endodermica.
Creazione: 8 lug 2019 · Aggiornamento: 26 set 2020
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Sono usati per rimodellare il contorno del viso che con l’età inevitabilmente tende a perdere compattezza, per aiutare la pelle a ritrovare elasticità o ancora per correggere le rughe. Parliamo dei filler dermici, uno dei trattamenti di medicina estetica più richiesti. 

Si tratta di sostanze riassorbibili, per il 99% costituite da acido ialuronico, zucchero naturalmente prodotto dall’organismo la cui naturale funzione è mantenere i tessuti idratati ed elastici. A seconda della concentrazione e della tipologia di acido ialuronico e alla presenza di altre sostanze, possono avere azioni diverse: biorivitalizzante, volumizzante, distensiva, rimodellante. In virtù di questo, si possono trattare molte e diverse problematiche, dalle rughe ai cedimenti del tessuto cutaneo fino agli zigomi che hanno perso adiposità, e aree differenti del viso e del corpo (labbra, zigomi, naso, zone periorbitali, occhiaie, glutei etc). Il trattamento, che si svolge ambulatorialmente e in anestesia locale, prevede l’uso di aghi sottilissimi attraverso i quali i filler vengono inseriti sottocute, posizionati e modellati. Le tecniche sono diverse, a seconda del tipo di cute e del risultato che si vuole ottenere. Per questo, prima è necessaria una visita approfondita per inquadrare le esigenze e aspettative del paziente, approfondirne la storia clinica per conoscere eventuali problematiche e progettare così, insieme con il medico, un piano di trattamento efficace e sicuro. Ma dopo la seduta si può tornare alle normali attività quotidiane? Sì, anche se possono comparire arrossamento e gonfiore (in alcuni casi anche piccoli lividi) che si risolvono nel giro di qualche giorno con applicazioni di ghiaccio e pomata all’arnica. E ci sono controindicazioni? Gravidanza e allattamento, herpes attivo, malattie croniche gravi (diabete, malattie del connettivo, tumori), utilizzo di terapie anticoagulanti, cicatrizzazione anomala dei tessuti. L’effetto di “ringiovanimento”, a seconda dei prodotti utilizzati, può andare da cinque mesi a più di un anno

cicatrice cheloide

Spesso fonte di disagio, cicatrici e cheloidi sono il risultato della guarigione, patologica o meno, di ferite anche banali. Ognuno di noi ne ha almeno una sulla pelle. Oggi però esistono diversi trattamenti che, eseguiti da medici esperti e spesso in associazione tra di loro, possono migliorarne l’estetica l’aspetto. Cominciamo dai cheloidi, che si possono formare in seguito a semplici abrasioni, applicazioni di piercing, tattoo. Sono causati da difetti nella riparazione e nel rimodellamento delle ferite, con una produzione eccessiva e incontrollata di collagene fibroso che deborda dai margini della lesione-ferita. L’aspetto è quello di un tessuto cicatriziale: rosso, compatto al tatto e dolente in caso di urti o manipolazioni. Meno evidenti, ma comunque fastidiose dal punto di vista estetico, sono le cicatrici, che si distinguono a seconda dell’aspetto in ipertrofiche o atrofiche. Nel primo caso si differenziano da un cheloide poiché il tessuto fibroso in crescita resta contenuto nei margini della ferita. La cicatrice atrofica, invece, appare infossata. Fermo restando che il principio fondamentale da rispettare, è il danno subito dal tessuto, bisogna essere decisi ma il meno invasivi possibile. Si può iniziare con sedute di laser per spianare e impedirne l’ulteriore crescita, insieme con infiltrazioni di farmaci steroidei per bloccare la proliferazione del tessuto fibrotico e delle cellule deputate al processo infiammatorio. Una volta stabilizzata la lesione e ridotto al minimo il cheloide, si possono poi eseguire cicli di micro-botox per bloccarne la crescita. Per le cicatrici atrofiche, invece, si possono usare agenti che rimodellano il tessuto connettivale, biostimolanti e acido ialuronico per riempire il difetto, associati a cicli di PRP (plasma arricchito di piastrine), laser e peeling per ripristinare il corretto allineamento della cute ed eliminare eventuali discromie cutanee.

In circa 3 sedute di laser e infiltrazioni di steroidi si possono ottenere buoni risultati, con la netta riduzione del cheloide, il suo appiattimento e la scomparsa dell'aspetto rossastro; da completare poi con mesobotox e plexr, che consentono di impedire l'ulteriore crescita del cheloide e di eliminare l'aspetto cicatriziale della cute. Bisogna sottolineare che i cheloidi avendo cause genetiche, ancora sconosciute, possono ricominciare a crescere in maniera assolutamente imprevedibile anche dopo un intervento ben eseguito. In questo caso l'unica ulteriore alternativa è l'intervento chirurgo associato a radioterapia.

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